TOPOS 20
Rationalität
Inhalt
REFERATE
Hans Heinz Holz: Rationalität, Totalität, Widerspiegelung
Renate Wahsner:
Ermöglicht die Einheit der Vernunft eine Vielfalt der Rationalitätstypen?
Thomas Metscher: Logos und Episteme. Die Einheit der Vernunft und die Gestalten des Wissens
Robert Steigerwald: Wozu und zu welchem Ende diskutierte die klassische deutsche Philosophie über Vernunft?
Werner Seppmann: Die Tücken des Wahrheitsproblems
Arnold Schölzel: Das »Hotel Abgrund« und seine Bewohner. Zur Aktualität der Kritik des Irrationalismus bei Georg Lukács
Heinz Malorny: Friedrich Nietzsche - eine Zentralgestalt der Zerstörung von Vernunft und Humanität
AUS DEN ARCHIVEN
Jindrich Zeleny: Rationalität
LITERATUR UND FORSCHUNG
Hans Heinz Holz: Jindrich Zeleny: Die dialektische Ontologie
Abstracts
Hans Heinz Holz: »Razionalità, totalità, rispecchiamento« Partendo dalla constatazione di Jindrich Zelenys che la ragione una della specie umana si modifica in tipi di razionalità storicamente differenziati, si analizza la funzione della forma linguistica nella struttura della razionalità. Ogni lingua è il potenziale rispecchiamento di tutto il mondo nella forma di un particolare sistema di regole di nesso di significati. Ogni lingua crea un’immagine del mondo in una particolare prospettiva, determinata dall’organizzazione sociale dell’attività in questione. La razionalità è il sistema di regole nel cui ambito si costituisce questa oggettività storicamente mediata da soggetti.
»Rationality, Totality, Reflection« Starting from Jindrich Zeleny’s acknowledgement that reason of the human species modifies itself in historically differentiated types of rationality, the function of the form of language for the structure of rationality is being examined. Every language is the potential reflection of the entire world in shape of a particular system of rules of numerous meanings linked together. Every language creates an image of the world in a particular perspective which is determined by the social organisation of material activity. Rationality is the system of rules in which this historically subject-mediated objectivity constitutes itself.
Renate Wahsner: »L’unità della ragione rende possibile una molteplicità di tipi di razionalità?« I tipi di razionalità spesso detti fondamentali - aristotelico, newtoniano e materialistico-dialettico - non hanno un ruolo dominante o caratterizzante l’epoca come si dice. Esiste tuttavia una tale differenza caratteristica tra la visione del mondo antica e quella moderna. La differenziazione tra principio del pensiero antico e moderno influenza la singola scienza o filosofia, il che non rimuove la differenza tra singola scienza e filosofia (né la polemica tra i diversi sistemi filosofici). E’ tuttavia tale che solo il principio del pensiero moderno ha reso possibili le scienze naturali nel senso attuale. Se dall’oggi si guarda ai tre tipi di razionalità citati, c’è da dire che quello aristotelico si basa sul principio del pensiero antico, gli altri due su quello moderno, laddove quello newtoniano (se non lo si identifica con quello della visione meccanicistica del mondo) in sostanza rappresenta quello delle scienze naturali moderne e quello materialistico-dialettico è uno sviluppo specifico della filosofia moderna. Per rispondere in breve al quesito posto nel titolo: l’unità della ragione non solo rende possibile una molteplicità di tipi di razionalità bensì per così dire la esige. Altrimenti l’unità sarebbe solo astratta, o l’unità coinciderebbe con l’uniformità. E la molteplicità non esiste di per sé bensì è anch’essa prodotta.
»Does the unity of reason make a plurality of types of rationality possible?« The three types of rationality, often considered as the basic types of rationality, those of the Aristotelian, Newtonian and dialectic materialist type, do not function in the way of characterising a particular era or defining a matter as it is being portrayed. Though such a particular difference between the ancient and modern concept of the world does exist. The distinction between ancient and modern principles of thought influences a particular academic discipline as much as the respective philosophy. That does not end the distinction between single academic disciplines and philosophy (also not any polemic between different philosophical systems). The distinction though is of such a nature that the modern principle of thought only made science in its contemporary sense possible. If one takes a look at the three types of rationality one has to say the Aristotelian type rests on the ancient concept of thought whereas the other two rest on the modern one. In its fundamentals, the Newtonian type signifies the modern, scientific type of rationality (if one does not identify that type with the mechanist concept of the world) whereas the dialectic materialist type has to be seen as a specific manifestation of modern philosophy. To answer the question posed in the article's title: The unity of reason does not only make a plurality of types of rationality possible but it even demands just that. Otherwise that unity would be only an abstract one; unity would be identical with uniformity. And: Plurality does not exist in itself, even it has been created.
Thomas Metscher: »Logos e Episteme. L’unità della ragione e le forme della conoscenza« Il punto di partenza è l’affermazione della necessità dell’unità della ragione come base dell’orientamento teorico e della prassi politica, in contraddizione programmatica con le nozioni postmoderne di moda (e ideologicamente stabilizzanti) di differenza e con una sconnessa pluralità di razionalità e culture. Da un punto di vista marxista tuttavia l’unità della ragione non può essere difesa facendo riferimento a una concezione della ragione essenzialistica senza soluzione di continuità con la tradizione filosofica classica (Hegel), bensì va conquistata in riferimento alla nozione marxiana di essenza umana quale ›insieme di relazioni sociali‹ e in particolare al processo del lavoro quale base della civiltà umana. Nel processo lavorativo, come in tutti i tipi di attività umana, la ragione è data come parte costitutiva: una componente necessaria strutturante nell’atto di trasformare un oggetto naturale in uno culturale. Nella prima delle sue due sezioni principali il saggio mostra che la ragione quale parte dell’essere materiale (in sostanza del processo lavorativo) possiede una serie di momenti (teleologico, strumentale, dialettico) che nel loro complesso costituiscono una struttura altamente complessa (un ›logos fondamentale‹) che sottintende a tutti i possibili tipi di conoscenza umana (episteme). In questo senso l’unità della ragione può essere affermata in opposizione alle forme storicamente variabili della conoscenza che su di essa si basano. Nella seconda sezione il saggio inserisce questo concetto di unità della ragione e pluralità delle forme della conoscenza nella più ampia cornice di una teoria culturale che esplora una concezione del mondo umano come sintesi di atti materiali e cognitivi (epistemologici ed ermeneutici). La categoria unificante di questi atti è riscontrata nel concetto di appropriazione.
»Logos and Episteme. The Unity of Reason and the Forms of Knowledge« The starting point is the assessment of the necessity of the unity of reason as a basis of theoretical orientation and political practice - in programmatic contradiction to the fashionable (and ideologically stabilising) postmodernist notions of difference and an unconnected plurality of rationalities and cultures. From a marxist point of view however, the unity of reason cannot be defended by referring to an essentialist concept of reason in unbroken continuity with the classical philosophical tradition (Hegel), but has to be gained with reference to Marx’s notion of the human essence as an ›ensemble of social relations‹ and specifically to the labour process as the basis of human civilisation. In the labour process, as in all modes of human activity, reason is given as a constituent part: a necessary structuring component in the act of transforming a natural object into a cultural one. In the first of its two main sections the essay shows that reason as part of material being (basically of the labour process) possesses a number of moments (teleological, instrumental, dialectical) which in their entirety make up a highly complex structure (a ›basic logos‹) underlying all possible modes of human knowledge (episteme). In this sense the unity of reason can be assessed in opposition to the historically varying forms of knowledge which are based on it. In the second section the essay integrates this concept of unity of reason and plurality of the forms of knowledge into the wider framework of a cultural theory which explores a concept of the human world as a synthesis of material and cognitive (epistemological and hermeneutic) acts. The unifying category of these acts is found in the concept of appropriation.
Robert Steigerwald: »A che fine e con quale punto di approdo la filosofia classica ha discusso della ragione?« Il concetto di ragione ricorre nella filosofia classica borghese - soprattutto tedesca - in due modi differenti. Da un lato definisce, in accordo con la tradizione filosofica, un elemento della nostra capacità di conoscenza. Dall’altro però la borghesia rivoluzionaria ansiosa di trasformare il mondo riassume i suoi fini sociali, in opposizione all’ ›irragionevole‹ ordine feudale e assolutistico, sotto il concetto di ragione, di una ›pretesa di ragione‹ (Manfred Buhr). Tutto va portato davanti al tribunale della ragione, e se si dimostra ›irragionevole‹ va superato. Con l’inizio dell’era borghese-capitalistica le aspettative e le promesse della rivoluzione borghese vengono smentite. Ha inizio un duplice processo: da un lato la presa di distanza dagli ideali, le aspettative e le promesse borghesi, la loro sostituzione con diverse varianti dell’irrazionalismo; ma poi anche il processo di conservazione e ulteriore sviluppo di tutto ciò che abbia un valore e di liberazione del concetto di ragione dalle illusioni borghesi da parte del nuovo umanesimo e della nuova concezione di ragione del movimento operaio socialista teso al superamento del capitalismo. Di entrambi i processi è necessaria un’analisi approfondita.
»Why and with what aim did classical German philosophy discuss the concept of reason?« In classical bourgeois philosophy the concept of reason appears in two different versions, especially in Germany. Once, in correspondence with philosophical tradition, it is used to describe an element of our capability to knowledge. On the other hand it is used by the arising bourgeoisie which, urging for a remodelling of the world in opposition to the ›unreasonably‹ ordered feudal and absolutist world, subsumes their aims under the concept of reason, under the ›claim of reason‹ (Manfred Buhr). Everything should be dragged before the court of reason and, if there it proves to be ›unreasonable‹, be overcome and discarded. With the start of the bourgeois-capitalist era, the expectations and promises of the bourgeois revolution became farcical. Then two different processes begin: One is the rejection of bourgeois ideals, expectations and promises, their substitution with different variants of irrationalism. But then also the process of the preservation of what is valuable starts, the further development of those valuable contents and the liberation of the concept of reason from bourgeois illusions achieved via the new humanism and the new rational conception of the socialist labour movement aiming towards overcoming the capitalist order. Both processes need a thorough analysis.
Werner Seppmann: »Le insidie del problema della verità« In gran parte dell’intellighenzia modelli di pensiero antiilluministici continuano a conservare capacità di convincimento. Anche se il ›pensiero postmoderno‹ non è più di moda, tuttavia orientamenti di scetticismo della conoscenza e relativistici, non di rado anche irrazionalistici hanno un’influenza egemone. La rinuncia alla coerenza teorica e la massima di un’irriflettuta presa d’atto dell’immediatezza fungono da imperativi identificanti. Benché risultino anche controtendenze, tuttavia anche qualche disamina delle ›antinomie del pensiero postmoderno‹ (Zizek) resta legata allo stesso filosofico ›spirito dei tempi‹ pur ritenuto degno di critica. Non essendo state messe fondamentalmente in discussione le sue premesse teoriche, i presupposti concettuali del postmodernismo influiscono tuttora - come evidenzia il libro di S. Zizek ›L’insidia del soggetto‹ - sugli sforzi per la sua revisione. Nonostante ci si dichiari di opposta tendenza si riproducono nella sua ombra i punti centrali di un relativismo della conoscenza tardo-borghese: la soggettivizzazione del problema della verità e della conoscenza, la negazione dei nessi sociali e di conseguenza la rinuncia a una visione del mondo sistematica.
»The perils of the problem of truth« Among large parts of the intelligenzija, counter-enlightenment patterns of thought enjoy a largely unbroken power. Though, ›Postmodern thought‹ has lost is status as being fashionable today. However, models with a focus that is either sceptical of cognition, relativist and frequently also irrationalist still maintain their hegemonial influence: The renunciation of theoretical consistency and the maxim of an unreflected acknowledgement of immediacy both function as identity-giving imperatives. Tendencies towards the other direction can also be seen however most work on the ›antinomies of postmodern thought‹ (Zizek) is rather owed to a philosophical zeitgeist that deems itself critical. As his theoretical premises are not being fundamentally questioned, postmodernism’s premises of thought still characterise the efforts of its revision - at it is becomes apparent in S Zizeks work on the ›Perils of Subject‹. Despite elements of opposing self-criticisms the central constituents of late-bourgois relativism of cognition are restituted in its shadow: the subjectivisation of the problems of truth and of cognition, the denial of social interrelations and following from that the rejection of systematic world-views.
Arnold Schölzel: »L’›Hotel Abisso‹ e i suoi residenti. Attualità della critica dell’irrazionalismo di Georg Lukács« Così come Lenin nel 1917 dovette sorpreso constatare che nessun marxista da decenni si era sistematicamente occupato del problema di stato e rivoluzione, risulta anche che fino al 1933 nessun marxista si era sistematicamente occupato della controrivoluzione o della sua ideologia. Georg Lukács fu il primo a dedicarsi sistematicamente a entrambe. Colse il nesso di irrazionalismo e guerra imperialistica come consapevole pratica di distruzione della ragione. L’attuale ideologia della guerra comprende anche altre componenti che Lukács aveva colto ma non sviluppato, soprattutto un relativismo che si finge dialettico.
»›Hotel Abyss‹ and its residents. On the topicality of Gyorgy Lukacs’s Critique of Irrationalism« Like when Lenin astonishingly stated in 1917 that no Marxist had dealt systematically with the problem of state and revolution since decades one can also astoninglishly say that no Marxist had systematically with counterrevolution, i.e. its ideology, prior to 1933. Only Gyorgy Lukacs had then dealt with it systematically. He saw the collusion between irrationalism and imperialist war as an actively perpetrated destruction of reason. Today’s ideology of war encompasses other components whose nature Lukacs had already recognised. But is was a topic he had not expanded on - especially on analysing a relativism that presents itself as being dialectic.
Heinz Malorny: »Friedrich Nietzsche - una figura centrale della distruzione di ragione e umanità« Il contributo ha per tema la ›ristrutturazione di tutti i valori‹ operata da Friedrich Nietzsche nell’ultimo decennio della sua vita consapevole. Rompendo radicalmente con la tradizione della filosofia classica e le sue categorie, con la distruzione di ragione, umanità e morale umana in genere Nietzsche voleva preparare il terreno alla sua ›filosofia del futuro‹, che con la dottrina della ›volontà di potenza‹, il mito dell’ ›eterno ritorno‹ e la creazione di un ›superuomo‹ avrebbe dovuto costituire la visione del mondo di una nuova casta barbara di ›signori della terra‹ e produrre una svolta nella storia del mondo verso una nuova forma di schiavitù. Per questa sua ›grande politica‹ Nietzsche stese nella primavera 1884 un programma profondamente antiumanistico, per l’ ›educazione‹ e l’annientamento di milioni di ›fuorviati‹, programma di cui i suoi ammiratori solitamente non parlano, per poter oggi utilizzare la sua filosofia per le esigenze del presente, ›depurandola‹ dalla macchia di avere indubbiamente preparato la strada al fascismo.
»Friedrich Nietzsche - a key figure in the destruction of reason and humanity« This contribution deals with Friedrich Nietzsche’s ›transvaluation of all values‹ in the last decade of his conscious life. Through a radical break with the tradition of classical philosophy and its categories, with the destruction of reason, humanity and universally human morality, Nietzsche aimed to pave the way for his ›Philosophy of the Future‹. This new philosophy was meant to lead to a world-historic turn towards a new form of slavery through the teachings of the ›will to power‹, the myth of the ›Eternal Recurrence‹ and the creation of ›supermen‹, and should provide a world-view for a new caste of ›Masters of the World‹. For this, his ›great policy‹, Nietzsche developed a deeply misanthropic program of breeding and elimination of millions of apparently ›sick‹ humans, a fact that his admirers often conceal from the public to use Nietzsche’s philosophy for contemporary ideological needs - cleaned from the stains of its undoubtedly proto-fascist contents.
Editorial
Das Thema Rationalität ist für die dialektische Theoriebildung von zentraler Bedeutung. Nicht nur weil die spätbürgerliche Absage an die eigene Aufklärungstradition eine seit dem 19. Jahrhundert anschwellende Welle des Irrationalismus ausgelöst hat und wir am Beginn des 21. Jahrhunderts einer Flut irrationalistischer Ideologien ausgesetzt sind, die sich als »Überwindung der Moderne« ausgeben. [Jüngst erschien im Neuen Impulse Verlag eine kritische Auseinandersetzung mit den neuesten Moden des Irrationalismus: Hermann Kopp und Werner Seppmann (Hg.), »Gescheiterte Moderne? Zur Ideologiekritik des Postmodernismus«, Essen 2002, 230 S.] Sondern auch deshalb, weil sich seit der Unterscheidung zwischen »instrumenteller« und »kritischer« Vernunft durch Max Horkheimer und der von Horkheimer und Adorno vorgetragenen These von der »Dialektik (sprich: Selbstaufhebung) der Aufklärung« auch eine »linke« Rationalitätskritik eingebürgert hat, die das Konzept eines rationalen dialektischen Weltentwurfs zu destruieren unternimmt. [Max Horkheimer, »Kritische Theorie«, 2 Bände, Frankfurt a.M. 1968. - Ders., »Zur Kritik der instrumentellen Vernunft«, Frankfurt a.M. 1967. - Max Horkheimer und Theodor W. Adorno, »Dialektik der Aufklärung«, Frankfurt a.M. 1969. - Vgl. TOPOS 4: Kritische Theorie.] Als die Marx-Engels-Stiftung eine Konferenz zum Rationalitätsbegriff vorbereitete, bot sich daher für TOPOS die Möglichkeit an, die Ergebnisse dieser Konferenz zu nutzen. Die Herausgeber vereinbarten mit der Leitung der Marx-Engels-Stiftung, die Vorträge der Tagung in das folgende Heft zu übernehmen. Die Konferenz fand im Mai d.J. in Berlin statt. Gedankt sei Dr. Robert Steigerwald von der Marx-Engels-Stiftung für die vorzügliche Zusammenarbeit. Die TOPOS-Redaktion hat den Tagungsbeiträgen zwei Beilagen hinzugefügt: Der Artikel unseres verstorbenen Beiratsmitgliedes Jindrich Zeleny zum Stichwort »Rationalität« aus der Europäischen Enzyklopädie zu Philosophie und Wissenschaften von 1990 (AUS DEN ARCHIVEN); die Dokumentation dieses begriffsklärenden Aufsatzes ist eine wichtige Ergänzung der Konferenzergebnisse. Und zweitens einen Literaturbericht über Zelenys nachgelassenes fragmentarisch gebliebenes Werk »Die dialektische Ontologie«, das als eine Untermauerung seines Rationalitätskonzepts gelten darf. Unser Freund bleibt so mit seinem Denken unter uns lebendig.