TOPOS 19
Widerspiegelung
Inhalt
AUFSÄTZE
Jörg Zimmer:
Die Präsenz des Seins. Dialektik der Gegenwart in der Widerspiegelungstheorie
Volker Schürmann: Spiegelnde Nomaden. Ein Metaphernsalat
Andreas Hüllinghorst: Systematische Gedanken zur 11. These über Feuerbach
George E. Davie: Hume und Smith gegen Derrida
Hans Heinz Holz: Bemerkungen zum Schluß - keine Schlußbemerkungen
Michael Weingarten: Alte und neue Kriege. Versuch einer Selbstverständigung
AUS DEN ARCHIVEN
Hermann Klenner:
Des Königs Universität und Hegels König.
Eine Bagatelle
DOKUMENTATION
Gian Mario Cazzaniga: Nachruf für Livio Sichirollo
Hans Heinz Holz: Die Verantwortung der Philosophie. Eine Dankesrede
Abstracts
Jörg Zimmer: »La presenza dell’Essere. Dialettica del presente nella teoria del rispecchiamento« Il saggio tenta di interpretare la teoria del rispechiamento come modello specifico della dialettica. Ci sono due dimensioni di negatività da pensarsi in dialettica: processo o mutamento da un lato, e totalità o essere-in-relazione universale dall’altro. La teoria dialettica deve spiegare la priorità sistematica di una delle due dimensioni. A partire da Hegel, la dialettica è sempre stata prima di tutto una teoria dello sviluppo come successione nel tempo, mentre la teoria del rispecchiamento sostiene la priorità della totalità come struttura di presenza simultanea dell’Essere nello spazio. Così la dialettica tradizionale fa riferimento a un processo verso la totalità, mentre la teoria del rispecchiamento interpreta la successione nel tempo come una serie di totalità. Il saggio sottolinea questa differenza e intende essere semplicemente uno schema delle prospettive e conseguenze che questa particolare concezione della dialettica implica.
»The Presence of Being. Contemporary Dialectics in Mirror Theory« This essay tries to interpret the mirror theory of knowledge as a specific model of dialectics. There are two dimensions of negativity to be thought of in dialectics: Process or change on the one hand, and totality or universal being-in-relation, on the other. Dialectical theory has to give reasons for the systematic priority of one of both dimensions. Since Hegel, dialectics has always been first of all a theory of development as a succession in time, while mirror theory argues for a priority of totality as a structure of simultaneous presence of Being in space. Hence traditional dialectics refer to a process towards totality, whereas theory of reflection interprets succession in time as a series of totalities. The following essay underlines this difference and intends to be just an outline of the perspectives and consequences implied by this particular conception of dialectics.
Volker Schürmann: »Nomadi rispecchianti. Un’insalata di metafore« L’articolo dà un piccolo contributo alla questione del perché interpretazioni pro e contra la teoria del rispecchiamento continuino a riprodursi senza apparente effetto di apprendimento. Al di qua di motivi di attualità politica e sociologia del sapere, vengono enucleate due convinzioni filosofiche fondamentali, de regola comuni, senza perplessità, a oppositori e sostenitori. Si tratta del principio che la prassi dimostra la teoria, e dell’assunzione che la teoria del rispecchiamento riguardi il rapporto con singole cose nel mondo e non come posizione ›olistica‹ il rapporto uomo-uomo-mondo. Nell’ambito del dibattito queste due convinzioni non sono controverse, ma condizionano quanto viene sostenuto con il teorema del rispecchiamento. Un dibattito sulla teoria del rispecchiamento dovrebbe perciò svolgersi su questo piano delle convinzioni di fondo determinanti. Cosi emergerebbe ad es. il rilievo della questione in quale rapporto stiano la relazionalità e la processualità in un modello materialistico del mondo.
»Reflecting Nomads. A jumble of metaphors« This article aims to make a small contribution to the issue why new positive or negative interpretations of mirror theory are being made now and again without having any apparent theoretical improvement and consequences. Wedded in with aspects of everyday political life and sociologist notions on knowledge two basic concepts of philosophy take a prominent position which usually are accepted by both opponents as well as supporters of mirror theory. Those concepts are firstly the principle that practice approves theory and secondly the supposition that mirror theory concerns the relation to individual things in life and not - as a ›holistic‹ position - the relation between man-man-cosmos. Both of these convictions are not controversial in the controversy itself, though they determine which point of view is being taken with the theorem of mirror theory itself. Any controversy on mirror theory should therefore be led on the level of these two determining principles. Then in turn the relevance of the question would become apparent in which relation towards each other relationality and pocessuality are in a materialist concept of the world.
Andreas Hüllinghorst: »Pensieri sistematici sull’11° Tesi su Feuerbach« La filosofia è oggi più che mai filosofia dell’interpretazione. Alla luce di questo sviluppo della storia della Filosofia, l’11° Tesi su Feuerbach, in cui si afferma che non si tratta di interpretare il mondo bensì di cambiarlo, ha ancora una legitti-mazione filosofica, oltre che puramente de storia della filosofia? Chi vuole veder chiaro, come dialettico, in questa questione fondamentale deve ri-flettere sul rapporto tra interpretare e cambiare il mondo nella filosofia posthegeliana, anziché assicurare immediatamente la giustezza dell’11° Tese. Questa riflessione è però il rivelare la fondamentale contraddizione di questa fase filosofica, che essa sviluppa tre l’interpretare e il cambiare il mondo. Questa contraddizione è al tempo stesso il punto di partenza di un materialismo dialettico oggi, è la dialettica materialista nella sua forma logica (!) originaria.
»Systematic Thoughts on the 11th Thesis on Feuerbach« Today philoso-phy is more than just interpretational philosophy. Has the 11th thesis on Feuerbach, in which it is acknowledged that the crucial point is that one shall aim to change the world and not just try to interpret it, still a phi-losophical relevance today? If one as a dialectician wants to get clarity on this fundamental issue one has to reflect on the relation between inter-preting and changing of the world in post-Hegelian philosophy instead of immediately assuring the validity of the 11th thesis on Feuerbach. Reflect-ing on this however is nothing but revealing the fundamental contradic-tion in just that phase of philosophy which it develops between interpreting and changing the world. At the same time this contradiction constitutes also the approach of contemporary dialectical materialism, materialist dialectics in its logically (!) original form.
George E. Davie: »Hume e Smith contro Derrida« Nel suo saggio sull’illuminismo scozzese, G.E. Davie contraddice le posizioni postmoderne di Rorty e Derrida con-tro la teoria del rispecchiamento de Cartesio, che si fondano su predeces-sori come Condillac e Rousseau senza riflettere su David Hume e Adam Smith, che diedero ›nuova vita‹ al rispecchiamento quale teoria della conoscenza. L’analisi di Hume e Smith dell’interrelazione dialettica tra co-noscenza e autoconoscenza, della reciproca dipendenza della prospettiva interna e esterna della conoscenza è un importante contributo all’illuminismo europeo. Il suo impatto ha anche influito su percorsi e mezzi del comportamento sociale individuale, superando solipsismo e mentalità egocentriche. Così è di Cartesio la citazione finale illuminante di Davie.
»Hume and Smith versus Derrida« In his essay on Scottish enlightenment, G.E. Davie contradicts the post-modern positions of Rorty and Derrida against the mirror theory of Descartes, which are based on forerunners as Condillac and Rousseau without any reflection on David Hume and Adam Smith, who gave ›fresh life‹ to the mirror theory of knowledge. Hume’s and Smith’s analysis of the dialectic interrelation between knowledge and self-knowledge, of the mutual dependence of the internal and external perspective of knowledge, constitutes an important contribution to European enlightenment. Its impact also influenced ways and means of individual social behaviour, overcoming solipsism and egocentric mentalities. Thus it is Descartes who gets Davie’s final enlightening quotation.
Hans Heinz Holz: »Osservazioni finali - non definitive« Per la comprensione e l’utilizzo del teorema del rispecchiamento è decisivo che non valga quale alternativa materialistica a una costruzione didattica teologica o spiritualistica che spieghi il mondo illustrandolo; in tal caso il suo materialismo stesso sarebbe idealistico. Il teorema del rispecchiamento è piuttosto un modello di costruzione per il modo in cui una realtà transempirica - il mondo nel suo insieme, appunto come mondo - possa essere pensata. Il materialismo consiste nell’evitare l’idealità di un’immagine del mondo esplicitando al contempo il procedimento di una costruzione del mondo (quale concetto) in materiale raffigurazione. E’il merito della metafora, non quale costruzione sussidiaria, bensì quale evocazione sensibile di qualcosa che non si può provare attraverso i sensi; essa ci presenta un rapporto materiale. Non è vera come una frase identica, bensì evidente come il comprendere che un limite ha due lati. Il teorema del rispecchiamento non è un dogma, bensì istruzioni per l’uso per il pensiero. Delinea il diagramma di come possa essere costruita la totalità di un’infinita molteplicità, a partire da una finita molteplicità. In questo punto la metafisica tocca l’arte. Il teorema del rispecchiamento non solo descrive la necessaria distanza prospettica, bensì è esso stesso descrizione da una prospettiva.
»Some remarks at the end - though no final remarks« Crucial to the understanding and usage of mirror theory’s theorem of reflection is that it must not to be seen as a materialist alternative to theological or spiritualist conceptions which seek to explain the world in a purely descriptive manner only. Then the theorem’s materialism would be in itself idealistic. The theorem of reflection is rather a model of construction for that particular mode in which a transempirical reality - the world as a whole, i.e. as world as such - could be construed. The theorem’s materialism is based on stating the procedure by which the world (as philosophical concept) is constructed with the use of material imagery. At the same time the ideality of an image of the world is being avoided, hence making it a materialist approach. This is achieved by using the metaphor; not as an auxiliary construction but as a sensual evocation of something that can sensually not be experienced. The metaphor expounds a material relationship to us. The metaphor is not ›true‹ in the sense of an identical expression but justified as the insight that the philosophical notion of ›boundary‹ implies the existence of two sides on the boundary itself. The theorem of reflection is not a dogma but an instruction for thinking. It develops a pattern-image of how the totality of an infinite diversity - derived from a limited diversity - could be philosophically constructed. At this point metaphysics and arts touch each other. The theorem of reflection does not only describe the necessary perspectivity but is itself the description from a certain perspective.
Michael Weingarten: »Guerre vecchie e nuove - un tentativo di chiarilsi le idee« Nel saggio l’autore esprime il suo dissenso sui dibattiti successivi all’11 settembre 2001. A suo parere sono troppo dominati da concezioni di una politica dell’identità, da un anteporre la morale alla giustizia, da una vecchia con-trapposizione amico-nemico mutuata da Carl Schmitt. Sulla base de idee di teoria della regolazione l’autore tenta di trarre dalla situazione di crisi e transformazione nuovi quesiti la cui soluzione sistematica dovrebbe sfo-ciare in una riconstruzione del modello hegeliano padrone-schiavo.
»Old and New Conflicts - Attempt towards a self-clarification« In this es-say the author expresses his discontent with the debates following the events of September 11th 2001. In his view they are too much dominated by conceptualisations of a politics of identity, the precedence of morality over justice and old simplified friend-foe thinking. Based on concepts taken from regulation theory he attempts to bring new issues to the fore arising from this situation of crisis and profound change. Systematic deal-ing with these questions would then have to lead to their systematic in-corporation into a reconstruction of Hegel’s master-slave model.
Editorial
1951 erschien eine kleine Schrift des Rechtsphilosophen Wilhelm R. Beyer, die den Titel trug »Der Spiegelcharakter der Rechtsordnung«. Deren erster Teil war die Ausarbeitung eines bei der Mainzer Sektion der Internationalen Vereinigung für Rechts- und Sozialphilosophie (IVR) gehaltenen Vortrags; im zweiten Teil untermauerte Beyer die grundlegenden ideologietheoretischen Ausführungen durch aktuelle Beispiele aus Gesetzgebung und Rechtsprechung. Zu jener Zeit wurde der Terminus »Widerspiegelung« in einer durchaus unpräzisen und unverbindlich bildhaften Weise gebraucht, sei es um das Verhältnis der gegenständlichen Realität zu Bewußtseinsphänomenen, sei es um Basis-Überbau-Beziehungen zu bezeichnen. Todor Pawlows Systematisierung von 1936, die erst 1973 in deutscher Sprache erschien, war noch unbekannt und hatte auch im Bereich der sowjetischen Philosophie keinen nachhaltigen Einfluß ausgeübt. Beyer, der mit einem wahren Furor gegen die Verwahrlosung des Denkens für begriffliche Genauigkeit kämpfte, ging es darum, mit der Spiegel-Metapher einen exakten theoretischen Sinn zu verbinden, der ihre Verwendung in Wissenschaft und politischer Praxis ermöglichte. Diesen Anstoß nahm dann die Abhandlung von Hans Heinz Holz »Die Selbstinterpretation des Seins. Formale Untersuchungen zu einer aufschließenden Metapher« auf, die 1961 in dem von Beyer herausgegebenen Hegel-Jahrbuch erschien und die eine Strukturanalyse des Spiegelverhältnisses im Hinblick auf seinen metaphorischen Gebrauch vornahm. Seitdem hat sich ein intensiver Forschungszweig herausgebildet, der sich den Problemen widmet, die mit dem Rückgriff auf Metaphern in strenger philosophischer Konzeption im allgemeinen und mit der zentralen Rolle der Spiegel-Metapher verbunden sind. Eine Reihe dieser Untersuchungen sind auch im Rahmen der Zeitschrift TOPOS und im Zusammenhang mit der Tätigkeit des Centro di Studi Filosofici S. Abbondio entstanden. Fünfzig Jahre sind seit den Anfängen vergangen. Vor zehn Jahren wurde das Centro als eine Stiftung rechtsförmig gegründet, nachdem schon zehn Jahre informeller Seminar-Aktivitäten vorausgegangen waren. Der 2. Mai ist der 100. Geburtstag von Wilhelm R. Beyer, am 26. Februar wurde Hans Heinz Holz 75. Das ist Anlaß genug, nicht etwa Bilanz des Forschungsprogramms »Widerspiegelung« zu ziehen - das wäre mitten in einer Entwicklung eher lähmend als förderlich; sondern Proben aus den nach verschiedenen Richtungen sich differenzierenden Arbeitsansätzen zu geben, die deren Lebendigkeit und Fruchtbarkeit belegen mögen. Jörg Zimmer, Volker Schürmann, Andreas Hüllinghorst gehören zu dem engeren Kreis derer, die regelmäßig in S. Abbondio zusammenkommen. Daß nun auch aus dem angelsächsischen Philosophieren ein Echo kommt, gibt dem Gespräch eine neue Wendung. Michael Weingarten, der im Theorie-Labor der Universität Jena im November einen Widerspiegelungs-workshop veranstaltet, setzt für diesmal die Kontinuität der Hefte »Kriegswelt« und »Imperialismus« fort - angesichts der zunehmenden Unfriedlichkeit. Hermann Klenner verdankt TOPOS die Erstveröffentlichung einer Korrespondenz zur Berliner Universität, u.a. eines Hegel-Briefes vom 1. November 1829.